Ascoltiamo un po’ di musica, mandiamo quella mail in sospeso che non vogliamo sul groppone quando arriviamo in ufficio, diamo una controllatina ai social, torniamo alla musica per cambiare playlist, mandiamo un SMS. E il meccanismo riparte in loop.

Su cosa ci siamo concentrati? Nulla. Davvero su nulla. Ora dei problemi legati al multitasking non sono il primo a scrivere. Ma quello che mi preoccupa, perché lo riscontro ormai spesso nella quotidianità, è ciò che sta venendo meno a causa di questa attitudine a fare più cose contemporaneamente. Mi riferisco alla capacità di focalizzare il pensiero e darsi delle priorità, aspetti che a mio parere valgono sia dal punto di vista lavorativo che della propria sfera personale. Siamo sempre meno concentrati e meno capaci di distinguere tra le attività che svolgiamo i diversi livelli di importanza.

Come suggerisce Seth Godin in un recente post sul suo blog, qual è stata l’ultima volta che abbiamo detto mi prendo due ore per fare questa cosa? Pare ormai sia sempre tutto risolvibile e affrontabile in pochi minuti. Ma come può essere possibile? Questo surf continuo tra attività e contenuti, quasi bulimico, ci impedisce di andare in profondità. Ci mette in difficoltà quando tra i vari compiti che abbiamo non sappiamo scegliere priorità e ordine.


We have so many forms of “this will only take a minute” inputs.
But we don’t have a convention for important inputs that might take hours of work to respond to.

Seth Godin

Non c’è formula magica, questo è chiaro. Fa sorridere pensare di dover ricorrere a tecniche come quella del pomodoro. Non perché non sia valida. Ma perché abbiamo raggiunto un livello per cui deve essere un’app sul telefono a dirci con un cronometro quando lavorare intensamente e concentrati e quando concedersi una pausa. Ad ogni modo, per provare a invertire questo processo può essere un buon inizio. Nella speranza che dopo qualche tempo sia il nostro cervello a dettare i ritmi.

Pensiamo ai nostri smartphone o computer. Li sfruttiamo sempre al massimo, facendogli compiere molte azioni contemporaneamente. Ma quando è urgente che rendano al meglio, fateci caso, prima ci assicuriamo di aver chiuso tutte le altre azioni aperte in background. Operazione che ripetiamo anche quando vogliamo che non si “stanchino” troppo, ovvero che la batteria non si scarichi subito.

Quindi al computer che deve scaricarci il più rapidamente possibile l’ultima stagione della serie cult su Netflix andiamo in soccorso non facendogli fare altro in contemporanea. Al nostro cervello invece chiediamo costantemente di essere multitasking. O se non glielo chiediamo, l’abbiamo comunque abituato e non facciamo molto per essergli d’aiuto. Dovremmo regalargli più spesso attività e impegni che richiedono qualche ora del suo tempo. Del nostro tempo.

Essere multitasking nel senso di saper fare tante cose è sicuramente positivo, ma saperle fare bene e con i tempi giusti è fondamentale. Altrimenti è tutto inutile.