Il lavoro del giornalista è cambiato molto negli ultimi anni. Complici la crisi dell’editoria e lo sviluppo di nuove tecnologie, per essere competitivi in questo settore è sempre più importante essere in grado di prodursi un servizio da soli.

Con le redazioni ridotte all’osso e i budget pure, non è più possibile – a parte rari casi – uscire per un servizio con fotografo e cameraman. Bisogna fare da sé, bisogna fare quello che oggi viene chiamato mobile journalism (o più semplicemente MoJo).

Quindi, se non lavoriamo in Rai e dunque non abbiamo la troupe al seguito oppure siamo freelance e non possiamo investire denaro contemporaneamente in una macchina fotografica professionale, un registratore, una videocamera super accessoriata e così via, dobbiamo fare di necessità virtù. Una soluzione che non ci renderà professionisti di livello inferiore, ma anzi più reattivi e versatili. Perché quella del mobile journalism è un’evoluzione a cui andare incontro.

Per essere dunque in grado di produrre da soli un servizio giornalistico di buon livello sono necessari alcuni strumenti. Vediamo quali…

Uno smartphone di qualità

Indispensabile. Parliamoci chiaro, gli smartphone ormai servono a tutto tranne che a telefonare. O meglio, quella è sicuramente la funzione che sfruttiamo di meno. Se siamo fuori per produrre un contenuto giornalistico, con lo smartphone dobbiamo scattare foto, registrare audio, fare video. E scrivere ovviamente. Chi più ne ha, più ne metta insomma. Ecco perché ci serve averne uno di buona qualità. Non per inseguire le mode e gli ultimi modelli usciti, ma per essere in grado di portare a casa la giornata di lavoro. Non è difficile immaginare quali siano le caratteristiche più importanti che deve il nostro smartphone. Una memoria ampia per contenere app, foto, video, ma sempre in abbinamento a un servizio cloud, elemento davvero irrinunciabile al giorno d’oggi. Anche per non rischiare di perdere contenuti. La fotocamera poi deve essere di alta qualità: non possiamo permetterci infatti di avere una storia bella e interessante con delle immagini scadenti. Lo stesso vale per i video. Mi sento di aggiungere come elemento di rilievo anche le dimensioni dello schermo: teniamo conto che passiamo la giornata guardando quel dispositivo, quindi troppo piccolo può solo che farci male. Dulcis in fundo: un buon piano dati, perché non sempre si lavora con il wi-fi a disposizione.
Insieme allo smartphone è fondamentale avere anche una power bank e una scheda sd per ampliare la memoria del dispositivo.

Stabilizzatore e treppiedi

Siamo o non siamo nell’era dell’immagine? Che sia una foto o un video, l’immagine oggi è tutto. E dunque bisogna inseguire la maggior qualità possibile. Il nostro articolo, la nostra storia o intervista possono essere bellissimi ed emozionanti, ma se non si presentano bene o se sono poco piacevoli da guardare, tutto il lavoro è vanificato. Ecco perché ci servono due strumenti: lo stabilizzatore e il treppiedi. Entrambi si possono infatti combinare con lo smartphone.
Lo stabilizzatore è di vitale importanza perché, come suggerisce il nome, ci permette di effettuare riprese di buona qualità senza quel fastidioso effetto della camera che sballonzola su e giù a seconda dei nostri spostamenti. Con un buono stabilizzatore possiamo effettuare riprese di qualità in movimento e scattare anche fotografie. Il treppiedi invece ci è utile per una bella intervista alla scrivania o per realizzare un time-lapse. In sintesi, per avere delle riprese valide sono entrambi necessari.

Uno stabilizzatore di buona qualità? Questo quello che ho provato io e che posso consigliare.

Microfono

Il microfono è diretta conseguenza del punto precedente. Non si può avere un contenuto bello visivamente, ma con un audio scadente. In particolar modo se stiamo parlando di un’intervista. Un buon microfono porta due risultati importanti: fa sentire meglio la voce della persona che sta parlando e allo stesso tempo protegge dai rumori circostanti. Tutto quel casino che può esserci in una fiera, in una manifestazione pubblica oppure all’esterno, magari in città. È fondamentale dunque coordinare tutti i nostri strumenti e quindi il microfono deve essere collegabile al nostro smartphone e/o allo stabilizzatore che abbiamo scelto per le riprese. Senza dimenticare che un microfono di qualità ci è utile anche in un secondo momento, quando magari dobbiamo montare un video registrandoci sopra il nostro racconto. Essere in un luogo silenzioso non è infatti garanzia di successo, il microfono è necessario.

App di editing complete

C’è chi ha tempo di tornare a casa o in redazione e lavorare al montaggio con calma al computer. Ma c’è anche chi non ha questo tempo o semplicemente punta tutto sull’immediatezza dei social e quindi ha bisogno di produrre in fretta immagini e video raccolti sul campo. Ovviamente senza tralasciare la qualità. Ecco quindi che lo smartphone ci torna utile con le tante applicazioni di editing presenti negli store (sia Apple che Android). Devo dire che sono quasi tutte in versione freemium, ovvero gratis ma che richiedono acquisto o abbonamento per sbloccare tutte le funzionalità. Per fortuna sono davvero tante ormai le app ben fatte, ma mettiamoci in testa che un piccolo investimento economico va fatto. Solitamente si tratta però di pochi euro, niente di trascendentale. Una spesa necessaria per poter mettere il nostro logo sul video, utilizzare font e colori che preferiamo o scaricare il video finale in alta qualità. Tutti elementi essenziali per una buona comunicazione.

Un suggerimento? Kinemaster, un app semplice e intuitiva. L’ideale per iniziare se non si è molto esperti di video e montaggio.

Uno zaino comodo e organizzato

Questo sembra sicuramente il consiglio più banale, ma è parte fondamentale del lavoro. Scegliete un modello sbagliato o scomodo e sarà un casino lavorare in trasferta. Per essere pronti ad affrontare servizi in città, nella natura, interviste o lunghe giornate in fiere di settore è essenziale sceglierlo bene. Per prima cosa lo zaino deve essere della giusta misura e questo cambia a seconda della nostra corporatura: troppo grande diventa scomodo, troppo piccolo non contiene gli attrezzi del mestiere. Deve essere poi di un materiale resistente, che non si rovina facilmente col peso e soprattutto sopporta l’acqua: perché si lavora anche quando piove e perché deve proteggere ciò che c’è dentro. Infine deve essere ben organizzato tra tasche e taschine. Pensiamo quante cose deve contenere: computer, taccuini, attrezzatura di ripresa, penne, tablet e/o smartphone oltre a tutti i cavi di ricarica necessari… e una bottiglia d’acqua per sopravvivere! Dunque è importantissimo che abbia gli scomparti giusti, al posto giusto. Per la scelta dello zaino prendiamoci quindi tutto il tempo necessario.

Un consiglio per cominciare da un modello base a pochi euro? Questo quello che uso io.

Ancora due piccoli suggerimenti. Il primo è una lettura molto interessante che ho scoperto grazie a una collega e che consiglio a tutti: il libro Mobile journalism. Come progettare, girare, montare e distribuire video professionali con il telefonino e… poco altro di Nico Piro. Davvero ben fatto e completo. Una sorta di bibbia tecnica per chi vuole fare questo lavoro. Il secondo consiglio? Beh, vanno benissimo tutti gli strumenti e le tecnologie che ci facilitano il lavoro, ma non dimentichiamoci mai un bel taccuino e una penna!